Scuole e rischio sismico



La minaccia del terremoto aleggia sopra il 46% delle scuole italiane. Quasi la metà dei 42.000 edifici scolastici, per una 'popolazione' totale di quasi 9 milioni di ragazzi, si ritrova su un'area a rischio sismico dichiarato. Non solo: secondo l'indagine di Legambiente 'Ecosistema scuola 2009' (i dati si riferiscono al 2008) il 55,63% delle strutture scolastiche risale a prima del 1974, quando entrò in vigore la legge n.62 sui Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche.

Giunto alla nona edizione e condotto con questionari mirati sui 103 Comuni capoluogo (ma hanno risposto in 95) e sulle 62 Province con competenze rispetto alle scuole superiori, il dossier di Legambiente fotografa la qualità dell'edilizia scolastica dello Stivale, intrecciando parametri di sicurezza, sostenibilità ambientale, senza però trascurare l'aspetto delle risorse finanziarie a disposizione delle scuole. Il tutto, mentre in Abruzzo la terra trema ancora. E, dopo la chiusura a tempo indeterminato di tutte le strutture regionali, dichiarata all'indomani della scossa del 6 aprile dal ministro Mariastella Gelmini, le scuole abruzzesi, trasformate in aule-tenda, hanno riaperto i battenti soltanto a macchia di leopardo.

Ben il 38,14% delle strutture scolastiche italiane necessita di interventi di manutenzione 'urgenti', mentre il 62,82% ha beneficiato di azioni di manutenzione straordinaria negli ultimi cinque anni. Confortanti, però, le statistiche di Legambiente sulle certificazioni: il 70,33% (contro il 58% del 2007) delle scuole ha ricevuto la documentazione di agibilità statica; addirittura l'80% (nel 2007 era in regola solo il 71%) la certificazione di agibilità igienico-sanitaria ed il 95% è ormai in grado di mettere in campo simulazioni di evacuazioni in sicurezza.

La carta d'identità delle scuole italiane è troppo antica. In totale, infatti, il 55,63% degli istituti ha una data di nascita anteriore al '74: la porzione più robusta (il 36%) risale al periodo tra li 1940 ed il 1974; il 4,59% addirittura è stato costruito prima del 1900; soltanto il 7,75% è stato realizzato tra il 1990 ed il 2007.

La mappa degli edifici scolastici 'a rischio ambientale dichiarato' racconta poi che il 46,23% si trova sotto minaccia sismica, l'11,34% è invece a rischio per la presenza di un vulcano nelle vicinanze e sull'8,83% incombe un pericolo idrogeologico. Non è finita. Nell'11,83% delle scuole è stata rilevata la presenza di amianto, più un 2,39% di 'casi sospetti'. Per l'8% degli edifici sono però scattate nel 2008 azioni di bonifica dal pericoloso materiale, utilizzato fino agli anni '80 come rivestimento. La presenza del famigerato radon è stata certificata solo nello 0,05% delle scuole, anche se il timore che il gas radioattivo abbia intaccato le strutture riguarda l'1,93% degli edifici. A mettere a repentaglio la sicurezza delle scuole contribuisce anche il 7,55% che si trova tra 1 chilometri e 200 metri di distanza da antenne di telefonia mobile, il 6,71% da antenne radiotelevisive ed il 6,39% a tiro di stabilimenti industriali.

Le statistiche sono più incoraggianti sul terreno della sostenibilità ambientale delle scuole italiane. Il 93,58% degli istituti ha ormai assimilato la raccolta differenziata della carta (nel 2007 la buona pratica era ancora diffusa solo nel 72,2% dei casi); il 62,9% anche la raccolta della plastica, il 51,3% quella del vetro, il 47,2% delle pile, il 43,9 'differenzia' i rifiuti organici ed il 37,4 l'alluminio. In crescita anche l'uso di illuminazioni a basso consumo (nel 51,4% delle scuole) e di fonti di energia rinnovabile (6,75%).

Le statistiche di Legambiente spiegano (in parte) anche la tragedia in Abruzzo. Lo scorso 6 aprile la terra si è messa a 'ballare' su scuole che per il 65% erano state innalzate su aree a rischio sismico certificato (il dossier ne ha analizzate 138 in totale, per una popolazione scolastica di 22.139 studenti). Edifici che, nel 43,4% dei casi, risalivano al periodo 1940-1974 (appena il 6,6% era stato costruito tra il 1990 ed il 2007). Una scuola su tre aveva in ogni caso urgenza di un intervento di manutenzione ed appena il 10,71% degli istituti era in possesso di una certificazione di agibilità statica.

OGNI SCUOLA HA 6.311 EURO PER LA MANUTENZIONE

Appena 6.311 euro. Tanto hanno a disposizione in media le scuole italiane per curare la manutenzione ordinaria degli edifici. Con l'aggravante dell'ampio divario (quasi 3.000 euro) che separa Nord e Sud del Paese. Mentre il Governo centrale riesce a garantire appena un quarto dei 4 miliardi di euro che servirebbero per la messa in sicurezza generale degli edifici scolastici. L'amara istantanea è stata scattata da Legambiente ed Edison in un dossier del 2008 su 1.823 istituti italiani.

Soltanto il 3,8% del campione esaminato si dichiara consapevole delle risorse impiegate nella manutenzione straordinaria (l'ammontare medio di ogni scuola è di 33.533 euro). Insomma, anche le dirigenze scolastiche hanno le loro colpe. Ancora più preoccupante è soltanto il 23,85% di scuole che certificano di avere a disposizione i fondi necessari per la manutenzione ordinaria. Oltre tutto, con notevoli differenze di budget tra settentrione e meridione, ma anche tra i Comuni capoluogo e le piccole amministrazioni. Al Nord si investono infatti 7.784 euro in media per la manutenzione ordinaria delle strutture scolastiche, contro i 6.360 del Centro ed i 4.860 del Sud. Nei capoluoghi, poi, la media di risorse raggiunge i 7.935 euro, ben al di là dei 5.496 euro a disposizione dei piccoli Comuni.

In attesa delle nuove (e, sulla carta, rigide) prescrizioni sulla stabilità anti-sismica degli edifici contenute nel Piano Casa, la penuria di finanziamenti finora assegnati all'edilizia scolastica mostra i ritardi dello Stato. L'ultimo governo Prodi ha stanziato 320.000 euro per la messa a norma delle scuole, più un 5% di risorse da stornare dal Programma delle infrastrutture strategiche. D'intesa con il ministero dell'Istruzione, il Governo aveva anche previsto un Piano triennale per la sicurezza nelle scuole, con 940 milioni di euro spalmati sul periodo 2007-2009, più altri 250 milioni stanziati con la Finanziaria 2007. Troppo poco, però, per una strategia di messa in sicurezza generale che, secondo la Protezione civile, richiede investimenti per almeno 4 miliardi di euro.

Un utile strumento per monitorare lo stato delle scuole italiane e mettere in campo le opportune politiche di intervento sarebbe poi l'Anagrafe dell'edilizia scolastica. Ma il censimento è in gestazione dal lontano 1996.

AREZZO, MODENA E LECCO SUL PODIO DEL RISCHIO

Arezzo, poi Modena e Lecco: ecco il terzetto del rischio a scuola. Secondo la graduatoria stilata da Legambiente nel dossier Ecosistema Scuola 2009, le tre città guidano infatti la graduatoria dei Comuni italiani dove l'attenzione alla qualità dell'edilizia scolastica è più bassa. L'associazione ambientalista issa invece sul podio dei virtuosi Parma, seguita da Firenze e Ravenna nella classifica complessiva che incrocia Comuni e Province (quelle con competenze dirette sulle scuole superiori) sul terreno delle condizioni degli edifici, della sicurezza ambientale, delle pratiche ecocompatibili e dei servizi messi a disposizione degli studenti. Dal report restano escluse Agrigento, Bologna, Brindisi, campobasso, Catania, Catanzaro, Chieti, Nuoro e Reggio Calabria, 'punite' per l'invio di una documentazione incompleta.

La graduatoria del rischio registra dunque il primato negativo di Arezzo: Legambiente assegna al Comune toscano un punteggio di -49,81. Subito dietro sfilano Modena (-45,30) e Lecco (-35,5). In realtà la classifica nasconde un'insidia: il positivo posizionamento 'in coda' può infatti essere letto anche come un monitoraggio non accurato sullo stato degli edifici scolastici. In ogni caso, l'Emilia-Romagna (con l'esclusione, appunto, del capoluogo Bologna) posiziona nelle zone 'calde' anche Piacenza (7^ con un punteggio di -22,76) e Forlì (18^ con -13,11). Reggio Emilia è invece 25^, con -9,94; Parma è 40^ con -7,27, seguita da Rimini (53^ con -5,19), Ravenna (72^ con -3,26) e Ferrara, terz'ultima con un punteggio di -0,53.

I cinque capoluoghi di Provincia del Lazio schivano la top ten del pericolo strutturale per le scuole. La 'peggiore' è Roma, che occupa la 32^ posizione con un punteggio di -8,42. Dietro la Capitale si piazzano Rieti (64^ con -4,02), Frosinone (66^ con -3,93), Latina (76^ con - 2,61) ed infine Viterbo (82^ col punteggio di -1,25).

Dall'incrocio dei dati di Comuni e Province virtuosi (in qualità dell'edilizia scolastica e sostenibilità ambientale), esce fuori il ranking capeggiato da Parma, la regina d'Italia per il patrimonio complessivo degli edifici col quoziente di 79,52%. A breve distanza Firenze (con un punteggio di 77,54%) e la romagnola Ravenna (77,42%). L'Emilia-Romagna infila tutte le sue città presenti in graduatoria tra le prime venti: Forlì (10^ con 66,02%), Rimini (12^ con 65,26%), Piacenza (13^ con 64,96%), Reggio Emilia (16^ con 63,86%) e Modena (19^ col quoziente di 62,01%). I Comuni del Lazio inseriti nella speciale classifica di Legambiente sono invece: Latina (in 23^ posizione con un punteggio di 58,90%), Frosinone (38^ con 46,04%) e Rieti, che occupa la terz'ultima casella con un quoziente del 29,48%.

Un capitolo a parte meritano i quattro capoluoghi di Provincia dell'Abruzzo, scossi dal terremoto dello scorso 6 aprile. Il ranking di Legambiente (Chieti non compare, per l'invio soltanto parziale della documentazione richiesta) assegna a Teramo la 30^ posizione generale tra le città più a rischio per la qualità dell'edilizia ambientale, col punteggio di -8,88. Pescara è 38^ (-7,67) e L'Aquila 68^ con -3,9. Invece, nella classifica dei migliori dall'incrocio dei dati comunali e provinciali, le città abruzzesi compaiono soltanto con L'Aquila (24^ col quoziente complessivo di 54,79%) e Teramo (49^ e dunque quart'ultima con 29,68%).

IN EMILIA-ROMAGNA IL TERREMOTO MINACCIA IL 33% DELLE SCUOLE

Più di tre scuole su dieci in Emilia-Romagna sono a rischio sismico. Il 56% degli edifici è inoltre stato costruito prima della metà degli anni '70 (solo il 7,87% risale al periodo tra il 1990 ed il 2007) e tra i banchi si agita lo spettro dell'amianto, che ha intaccato il 21,84% degli edifici. Sono solo alcuni dei dati emersi da Ecosistema Scuola 2009 (basato su dati del 2008), il report annuale di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica e sulla sostenibilità ambientale delle scuole. Gli istituti regionali recuperano terreno proprio sull'ecocompatibilità, con risultati positivi per la qualità delle mense scolastiche (il 55,85% dei pasti serviti sono in parte biologici), l'abbattimento dei consumi energetici (nel 97,32% dei casi si utilizzano fonti di illuminazione a basso consumo) e la pratica della raccolta dei rifiuti, con il picco massimo del 100% per la carta.

Il dossier ha acceso i riflettori su 519 scuole, per una popolazione scolastica di 98.493 studenti. Nel complesso gli edifici sono vecchi: il 56% è stato realizzato prima del 1974, quando entrò in vigore la legge n.62 sui 'Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche'. Il 3,24% delle scuole è datato addirittura a prima del '900. Un'altra porzione consistente (il 35,65%) risale al periodo 1974-1990; appena il 7,87% sono stati edificati a partire dagli anni '90. In generale la condizione delle scuole è però accettabile: soltanto il 6,28% delle strutture ha infatti bisogno di interventi urgenti di manutenzione; il 70% ha invece ricevuto un restyling straordinario negli ultimi cinque anni.

Bene anche le certificazioni d'agibilità strutturale: l'87,56% delle scuole ha le carte in regola per l'agibilità statica; il 96,68% ha la documentazione a posto sul fronte igienico-sanitario e le prove di evacuazione vengono regolarmente eseguite dal 100% degli istituti.

Numeri che scompaiono, però, davanti al 33,72% di edifici realizzati su aree a rischio sismico. Ad accentuare i pericoli ci pensa anche il 21,84% di scuole con la presenza certificata di tracce d'amianto. Il mortale materiale da rivestimento è stato comunque eliminato con opportune azioni di bonifica nel 10,90% dei casi. Ancora: il 19,6% delle scuole deve poi fare i conti con la presenza, nel raggio di un chilometro, di antenne di telefonia mobile, il 17,6% con quella di antenne radio-televisive ed il 15,8% si trova nelle vicinanze di aree industriali.

Ma è sul versante della sostenibilità ambientale che le scuole emiliano-romagnole danno il meglio. La raccolta differenziata è diffusa ovunque. Con punte di eccellenza: la carta è 'differenziata' nel 100% degli istituti, la plastica nell'88%, il vetro nel 77%. Anche i toner e le cartucce per le stampanti vengono infilati in contenitori ad hoc (con un tasso del 75%), così come l'alluminio (73,9%). Nell'87% delle scuole ci sono i giardini e solo il 10% è privo di strutture sportive. Nel 38,7% degli istituti è inoltre attivo un regolare servizio di scuolabus. Gli impianti elettrici sono a norma (nell'89% degli edifici) ed il risparmio energetico è ad alti livelli, con una quota del 97% di scuole che utilizza fonti d'illuminazione a basso consumo.

NEL LAZIO SCUOLE VECCHIE, MA A BASSO RISCHIO

Vecchie, ma resistenti. E non troppo vicine ad aree ad alto rischio sismico. Si presentano così le 1.491 scuole del Lazio (ospitano 187.578 studenti in totale) passate sotto la lente d'ingrandimento da Legambiente, nel dossier Ecosistema Scuola 2009. Le statistiche (basate su indicatori del 2008) raccontano però che gli istituti scolastici sono ancora indietro sul terreno dell'ecocompatibilità: la pratica della raccolta differenziata non va oltre la soglia del 76% di diffusione ed il risparmio energetico è un'utopia (solo il 9,6% delle scuole usa illuminazioni a basso consumo).

Nel dettaglio, l'indagine di Legambiente fissa al 12,58% la percentuale di edifici scolastici costruiti su aree a rischio sismico, contro una media nazionale del 46,2%. Il campione esaminato non risulta neppure troppo vicino ad altre fonti di rischio, come la presenza in un raggio di un chilometro di complessi industriali, antenne di telefonia o radiotelevisive, discariche o particolari fonti di inquinamento acustico. Anche le rilevazioni (tutte vicine allo zero) di amianto o gas radon nelle strutture scolastiche sono più che confortanti. Piuttosto, gli edifici scolastici tradiscono la loro età: il 53% è datato a prima del 1974, quando entrò in vigore la legge n. 62 sui 'Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche'. Il 36% è invece stato costruito tra il 1974 ed il 1990, mentre appena il 10,2% risale agli ultimi vent'anni. In altre parole, una scuola su due non è stata realizzata tenendo conto delle dettagliate norme anti-sismiche.

Nel complesso le scuole del Lazio sembrano comunque reggere bene i segni del tempo: secondo Legambiente, infatti, solo il 17,4% degli edifici necessita di un intervento urgente di manutenzione, mentre il 10% ha goduto di un ritocco straordinario negli ultimi cinque anni. Resta però il nodo delle certificazioni, ancora ferme a percentuali troppo basse rispetto a molti degli indicatori analizzati. I documenti di agibilità statica sono in regola nel 49% delle scuole, così come quelli che accertano il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Si può fare di più anche sulle certificazioni per le scale di sicurezza (sono in regola il 64% degli istituti), impianti elettrici a norma (76%) e pure sulle esercitazioni di evacuazione, praticate regolarmente nel 75% delle scuole laziali.

A parte il record del 99% di scuole impreziosite dalla presenza di un giardino, i restanti parametri di sostenibilità ambientale consegnano al Lazio risultati non troppo lusinghieri. Sul risparmio energetico, infatti, le scuole laziali meritano una sonora bocciatura. Nemmeno una scuola su dieci (il 9,66%) utilizza fonti d'illuminazione a basso consumo; appena l'1,29% fa uso di fonti energetiche rinnovabili e soltanto lo 0,71% degli istituti ha avviato programmi per ridurre i consumi d'energia. Va meglio per la diffusione dei prodotti biologici nelle refezioni scolastiche: il 65,69% dei 155.920 pasti serviti dalle mense è infatti a parziale contenuto biologico. Ma le scuole guadagnano l'insufficienza anche sulla raccolta differenziata. Il 76,2% degli istituti 'differenzia' la carta contro, però, una media nazionale che supera il 93%; identica è la percentuale per la plastica; più bassa, invece, la raccolta differenziata di alluminio (75%), pile (73,7%) e materiali organici (73,6%).

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